Intervista a Fertimami, biologa della riproduzione ed embriologa.
Il potere riproduttivo della specie umana non è alto – intorno al 25% di possibilità di gravidanza nel rapporto sessuale mirato.
La terminologia italiana differenzia i termini sterilità e infertilità. Ma grazie al termine anglosassone “infertility”, si parla quasi sempre di infertilità come l’incapacità di concepire dopo circa 12-24 mesi (o anche meno, dopo i 35 anni) di rapporti sessuali non protetti e mirati, cioè proprio nel periodo dell’ovulazione.
Quando una coppia entra nel mondo della procreazione medicalmente assistita deve fare i conti con numerosi termini tecnici di cui non si capisce mai fino in fondo il significato. La prima definizione che una donna sente è quella di “riserva ovarica”.
Ci sono sempre mille domande e mille dubbi sul suo significato reale. Possiamo considerarla come l’età dell’ovario di una donna e rappresenta in qualche modo il numero di ovuli che contiene.
E come “misuriamo” questa riserva ovarica?
Lo specialista di solito richiede un profilo ormonale completo che comprende AMH, FSH, LH, TSH, 17 beta estradiolo, prolattina, progesterone ed altri, da fare in determinati giorni del mese. Questi risultati insieme all’AFC, ossia un’ecografia interna per valutare l’utero, l’endometrio e per la conta dei follicoli antrali, consente allo specialista di poter avere una visione generale sulle possibilità di gravidanza della donna.
Prima di un trattamento di riproduzione assistita, insieme al profilo ormonale e alle ecografie di controllo, si richiedono anche pap-test ed esami del sangue generali (emocromo, biochimica, coagulazione, sierologia, …).
Tra tutte le analisi che si richiedono, l’AMH è il valore su cui più ci si sofferma, perché?
È importante sottolineare che l’affermazione “AMH=riserva ovarica” è falsa. L’Ormone Antimulleriano è piuttosto la misura di una riserva ovarica funzionale, non di quella reale, ma solo dei follicoli che sono in fase di crescita in quel momento. Infatti, questo ormone viene prodotto principalmente da alcuni follicoli, fino a quando l’FSH entra in gioco per la loro maturazione.
Quindi un valore di AMH non deve essere una “condanna” per la donna, e non stabilisce una prognosi in maniera assoluta, ma è necessario valutarlo anche sulla base di altri fattori, come l’etá (elemento importantissimo in vista di un trattamento di fecondazione).
Di che valori parliamo quando ci riferiamo all’AMH?
Si considera che 1ng/dl in donne sotto i 38 anni è il valore limite al di sotto del quale è più difficile ottenere una gravidanza naturalmente a causa del ridotto numero di follicoli a disposizione. E questo si conferma grazie all’AFC se si visualizzano tra i 4 ed i 6 follicoli (nel totale delle ovaie).
Ma non bisogna scoraggiarsi in quanto grazie alla PMA, anche valori ridotti di AMH possono dare dei risultati positivi…. prendo come esempio una delle tante donne che ho conosciuto la quale ha avuto una gravidanza a termine con 0.8ng/dl di AMH, una risposta ovarica di solo tre ovuli e il transfer dei tre rispettivi embrioni. Proprio per questo, sono sempre convinta che, anche se difficile, finché si hanno forze e speranze, mai arrendersi!!
E quando invece i valori di AMH sono considerati troppo alti?
Un AMH di 3.5-3.9ng/dl può provocare una risposta ovarica alta, portando quindi a un’indicazione di ovario policistico (da confermare con ecografia) oppure ad un’iperstimolazione ovarica (durante un trattamento di fecondazione assistita).
Nonostante le numerose analisi, ecografie, controlli, è da tenere presente che l’unica prova definitiva di una funzione ovarica alterata o di una scarsa riserva è obiettivamente la risposta alla stimolazione ovarica dopo un ciclo di fecondazione in vitro. Solo con un trattamento di questo genere si possono capire le reali possibilità di quella donna e confermare i valori sopra citati.
Infatti, anche grazie ad una stimolazione ovarica si possono sistemare/modificare i medicinali e le dosi nei successivi tentativi valutando la risposta ottenuta nel primo trattamento e migliorando di fatto le possibilità.
E la qualità ovocitaria?
Si pensa spesso che un valore basso di AMH corrisponde anche ad una scarsa qualità degli ovuli, ma questi due fattori sono associati solo in maniera indiretta, grazie al fatto che l’ormone antimulleriano fa parte di un delicato equilibrio che può essere modificato da diversi fattori e diverse cause.
Uno dei fattori principali è l’età!
Questo è dovuto al fatto che una donna nasce già con tutti gli ovuli di cui disporrà nell’arco della vita. Con il passare degli anni, si “perderanno” un quantitativo di ovuli ogni mese ma non solo, ci sarà un accumulo di anomalie cromosomiche. Dopo i 38 anni la maggior parte degli ovuli presenta mutazioni e di conseguenza diminuisce la qualità ovocitaria in generale.
È anche vero però che la qualità degli ovuli non sempre dipende dall’età… sì, l’età influisce negativamente ma può capitare anche che donne al di sotto dei 35 anni con una riserva ovarica più o meno normale abbiano una qualità ovocitaria scarsa.
A questo punto, possiamo migliorare la qualità ovocitaria indipendentemente dall’età?
Su questo argomento posso solo parlare in maniera generale da biologa ed embriologa. Come abbiamo detto l’età influisce negativamente sull’ovario (sia sulla riserva che sulla qualità ovocitaria) ma dei piccoli miglioramenti possono sempre esserci con il giusto aiuto.
Uno stile di vita corretto, un’alimentazione giusta e un’integrazione personalizzata possono aiutare prima di affrontare un percorso di fecondazione assistita. È importante sottolineare che questo vale sia per le donne che per gli uomini, anche se in questo articolo ci siamo soffermati più su di un discorso femminile.
Quindi l’insieme di fattori che si cerca di cambiare nei mesi precedenti ad un trattamento possono aiutare la donna e la coppia, migliorando la qualità degli ovuli e degli embrioni da cui provengono, aumentando la probabilità di impianto e riducendo le percentuali di aborto.
A questo punto, passo la parola ai bravissimi professionisti esperti in nutrizione, che possono dare consigli più personalizzati.
Ricordiamoci sempre che non si possono comparare i percorsi, che ogni persona, ogni coppia e ogni trattamento è differente. È importante scegliere un percorso personalizzato e lo specialista scelto dovrà indicarvi la strada migliore anche grazie all’esperienza raccolta attraverso la conoscenza di tantissime donne e coppie.